Dossier

La carica dei materiali compositi

L’acciaio domina da sempre il settore della distribuzione di gas nei veicoli ricreazionali, ma i cilindri comunemente definiti di “vetroresina” piacciono sempre di più. Per scoprirne vantaggi e punti deboli ne abbiamo parlato con il più grande produttore mondiale, Hexagon Ragasco, e con i due più importanti distributori italiani: Beyfin e AGN Energia, già conosciuta come Lampogas.

Testo di Paolo Galvani

Da qualche anno si vedono sempre più di frequente le bombole di gas in materiali compositi, che stanno conquistando l’interesse di molti camperisti. Rispetto ai tradizionali modelli in acciaio, presentano diversi vantaggi, ma anche qualche elemento discutibile. Tre sono gli aspetti principali che colpiscono gli utilizzatori dei veicoli ricreazionali: la leggerezza, la trasparenza e la pulizia. Rispetto ai cilindri metallici, il beneficio in termini di peso si aggira intorno ai sei chili per bombola: chi viaggia con una coppia di questi serbatoi portatili si ritrova quindi con una dozzina di chili in meno da trasportare. Si tratta sicuramente di un aiuto interessante nella quotidiana battaglia per rimanere entro i pesi limite del veicolo, ma anche – e forse più – per la schiena di chi deve caricare e scaricare le bombole sistemandole in posizioni non sempre agevoli.

La trasparenza garantita dai materiali compositi translucidi permette invece di superare l’annoso problema del sapere quanto gas è ancora disponibile nella bombola. A meno di montare misuratori di livello, relativamente costosi, per sapere quanto gas è rimasto in un cilindro di acciaio rimangono solo due metodi: pesare la bombola, con tutti i disagi che questo comporta, oppure – quando la temperatura esterna è relativamente bassa – verificare fino a quale altezza si forma (sulla superficie esterna) la brina; questa ultima modalità non è ovviamente applicabile d’estate. Con un contenitore in materiale composito è invece possibile verificare in trasparenza quanto gas liquido è ancora presente.

Sul fronte della pulizia, ma qui siamo più nell’ambito della teoria, una bombola in compositi non soffre della presenza di residui di morchia depositati sul fondo che a volte presentano i cilindri tradizionali. I camperisti segnalano anche che la mancanza di ruggine esterna permette di avere a bordo un contenitore più gradevole da vedere e più pratico da spostare. Va tenuto presente che il diametro di 305 millimetri è superiore a quello di 270 millimetri dei prodotti in acciaio e che quindi non tutti i vani portabombole di camper e caravan sono in grado di ospitarle, per lo meno non in coppia.

Gli aspetti più controversi delle soluzioni di questo tipo sono invece legati alla reperibilità sul territorio nazionale e alla diversa modalità con cui viene garantita la sicurezza in caso di incidente. Su questo secondo punto il dibattito è molto acceso. In sintesi, le bombole in acciaio sono progettate per resistere molto bene agli urti e per rilasciare il gas in maniera controllata in caso di incendio, ma in caso di calore eccessivo esplodono. Quelle in materiali compositi sono a prova di scoppio, mentre a temperature troppo elevate si “sciolgono” senza provocare esplosioni, ma eventuali urti molto forti (a cui per altro resistono egregiamente) devono portare a qualche precauzione in più: se l’involucro esterno mostra una lesione, anche minima, la bombola va immediatamente scartata.

La produzione di bombole in acciaio viene realizzata da numerosi operatori, ma quelle in materiali compositi sono esclusiva di pochissime aziende a livello mondiale, in tutto cinque. In Europa sono presenti due di queste realtà: la portoghese Amtrol-Alfa e la norvegese Hexagon Ragasco, che è l’unica con una distribuzione capillare, nonché la leader a livello mondiale con oltre diciotto milioni di pezzi in uso in più di 70 Paesi. I prodotti reperibili in Italia con diversi marchi, a cominciare dalla più nota Beyfin, arrivano tutti dal Nord-Europa.

“Su base mondiale”, dice Maria-Jose Pacheco, responsabile marketing e comunicazione di Hexagon Ragasco, “il mercato delle bombole in compositi vale circa il 2% rispetto a quelle in acciaio. Questo dato varia però molto in base all’area geografica: in Scandinavia e Svizzera, per esempio, la quota di mercato dei cilindri compositi per GPL arriva al 50%. Grazie alle loro caratteristiche uniche, queste bombole stanno conquistando spazio anche fuori dall’Europa, dall’Asia all’America Latina, fino al Medio Oriente.”

In Italia i contenitori in compositi di Hexagon Ragasco sono commercializzati principalmente da Beyfin, che li propone come B-Box nei formati da 5, 7,5, 10 e 14 chilogrammi, ma si trovano anche con altri due marchi da aziende che già operano nel settore. La prima è Lampogas, recentemente acquisita da Gruppo Autogas e che a novembre ha lanciato il suo nuovo brand AGN Energia. Accanto alle tradizionali bombole in acciaio, la società offre anche quelle in materiali compositi prodotte in Norvegia, battezzate B-Light. La seconda è Butangas, che non ha però dato un nome specifico a questo prodotto.

“Non ci sono particolari differenze tra i due tipi di bombole rispetto alla loro funzione”, spiega Patrizia Renzi, responsabile marketing & comunicazione di AGN Energia, “anche se il peso e l’estetica fanno preferire il prodotto in compositi. Come evidenziano le statistiche nazionali, in generale il mercato risulta in leggero decremento, ma pur non avendo dati significativi da fornire, riteniamo che il segmento dedicato ai veicoli ricreazionali sia invece in lieve crescita”.

Beyfin, nata nel 1954, opera nel settore delle bombole in compositi dal 2014. “Sui veicoli ricreazionali, i prodotti in vetroresina sono in costante crescita: piacciono al cliente per le loro caratteristiche,” dice Ezio Melani, responsabile settore GPL bombole Beyfin, che il problema della minore capillarità nella distribuzione lo spiega così: “Buona parte dei costi è determinata dalla distanza dal centro di ricarica. Se è troppo lontano, il traporto delle bombole non conviene”.

La bombola in acciaio, che per Beyfin vale nel complesso il 90 per cento del venduto, non è comunque destinata a scomparire. “Quelle in compositi rimarranno una nicchia, perché il costo della bombola tradizionale è molto più basso,” spiega Melani. “E c’è anche una particolarità nella loro gestione: quando rientrano in deposito devono essere attentamente controllate prima della ricarica. Se la bombola in acciaio prende un colpo, lo si vede subito e la si scarta facilmente. La vetroresina, che è più elastica dell’acciaio, resiste al doppio della pressione, ma se viene colpita va controllata: una piccola frattura è più difficile da identificare”.

Un ultimo aspetto da considerare è quello della praticità nello scambio della bombola “vuoto per pieno”, dato che per le attuali normative (e per banali considerazioni di sicurezza), non è possibile effettuare la ricarica presso il punto vendita. Se state pensando di offrire ai vostri clienti anche il gas, accordatevi con un fornitore che non vi faccia problemi nel ritirare prodotti con marchi diversi dal suo. Per le bombole in materiali compositi questo non è di solito possibile, ma con quelle in acciaio è una pratica abbastanza diffusa (anche se non universalmente). Di sicuro i clienti apprezzeranno l’eventuale “versatilità” e la loro soddisfazione nei vostri confronti non potrà che aumentare.

Vietata la ricarica al distributore

Le bombole di gas per uso domestico, e quindi utilizzate in camper e caravan, non hanno i sistemi di scurezza tipici di quelle per autotrazione, come la doppia camera che evita il riempimento eccessivo (eliminando i rischi di scoppio in caso di dilatazione del gas ad alte temperature). Inoltre, prima di ogni riempimento la bombola va accuratamente ispezionata (soprattutto quelle in materiali compositi) per verificare la presenza di eventuali lesioni. Per questo la legge vieta la loro ricarica nel punto vendita e la consente esclusivamente nei centri autorizzati. La normativa di riferimento attualmente in vigore è la UNI 7131:2014, che ha sostituito la UNI 7131:1999 e che stabilisce “i criteri per la progettazione, l’installazione e la messa in servizio degli impianti a GPL per uso domestico e similare non alimentati da rete di distribuzione, ivi compresa l’installazione e la sostituzione di bombole di GPL impiegate presso le utenze servite”.